La dolce ossessione 11 Novembre 2012 – Posted in: ART

Il contributo di Gianluigi Colin pubblicato nel libro Mario Donizetti, una biografia.

Mario Donizetti, una biografia / Mario Donizetti, a biography

Il maestro Mario Donizetti

Nel suo Perché leggere i classici, Italo Calvino si diverte a dare una definizione: “Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli”. È un raffinato elogio alla lettura consapevole, o meglio, alla lettura ‘matura’, densa di esperienze. Ma, si sa, questo vale per molte cose: per i libri, per l’arte, ma soprattutto per le diverse prove che la vita ci costringe ad affrontare.
Che c’entra questo con Mario Donizetti? Mario è forse un artista classico?
Direi proprio di no, sarebbe come monumentalizzarlo prima del tempo. Le parole di Calvino sono invece un interessante viatico per capire meglio il suo modo di vedere e raccontare il mondo: al tempo d’infinite discussioni sull’identità e il valore dell’arte contemporanea, Donizetti appare come un lontano eroe antimoderno ancorato a un’idea del tempo passato, del Classico, appunto. È davvero così?
La funzione dell’artista è raccontare il proprio tempo. Essere testimone di una narrazione del presente. E proprio per questo, ogni artista d’ogni epoca, crea un’arte a suo modo, contemporanea. Di Mario Donizetti, non mi aveva colpito solo la potenza e la precisione del suo segno, i suoi corpi sensuali dipinti con l’energia vitale e la forza espressiva di un grande Maestro del passato, piuttosto il suo essere ancorato a un’idea del presente che ha come base fondante il valore della memoria. In fondo, giocando sui paradossi, Mario Donizetti è un artista concettuale che ha fatto della memoria un esercizio formale, tecnico, stilistico e soprattutto spirituale. Lo sa bene chi ha incontrato Mario Donizetti e sua moglie Costanza. Lo sa bene chi ha visitato il suo piccolo studio nel borgo di Bergamo Alta e ha scrutato le tecniche pittoriche alle quali Mario si dedica con attenzione quasi maniacale: la tempera a tuorlo d’uovo, l’invenzione di un metodo per pittura ad encausto, l’idea del “pastello encaustizzato” ed altre sperimentazioni e ricerche. Ma soprattutto, lo sa bene chi conosce il rapporto che Mario ha con la trasmissione del suo sapere poliedrico (dalla filosofia alla teologia, dalla pedagogia alla musica) e la grande battaglia che combatte con Costanza per la difesa dei beni culturali, la denuncia degli scempi sull’arte nel nostro tormentato territorio.
Donizetti in un modo personalissimo è vicino alla realtà. E non solo perché i suoi dipinti rappresentano uno dei modelli più alti della pittura figurativa e del realismo, ma per il suo essere, senza tante sfumature, e con toni perentori, un intellettuale “totale”: dagli studi filosofici – “con il Papa ho parlato di teologia” – all’invenzione di una nuova scrittura della musica, dalle esperienze di designer, a una intensa attività saggistica. Il suo sguardo gli impone anche di costruire dipinti densi di simbolismi aderenti alle contraddizioni della nostra società. Un esempio? Guardate il ciclo I Vizi Capitali o il dipinto Ha voluto sapere: ritrae una donna crocefissa, metafora di una tormentata e purtroppo attuale condizione femminile. C’è, infine, una dimensione di Mario Donizetti che racconta la sua più visibile, eppure più celata, più intima identità: quella dell’artista in rapporto con la sua fonte d’ispirazione, sua moglie Costanza. Durante il primo incontro con lei ho provato la stessa emozione che avrei vissuto, in un impossibile viaggio nel tempo, nell’incrociare lo sguardo della modella per la Madonna dei pellegrini di Caravaggio, o quello della bella ragazza dipinta dal Pollaiolo e che ora è la moderna testimonial del Museo Poldi Pezzoli di Milano. Era simbolicamente l’incontro con la Musa. In verità, in quell’istante, avevo semplicemente incontrato la donna che accompagna da sempre Mario e ne è complice, compagna di viaggio, corresponsabile di un destino e angelo custode in ogni momento della sua vita. Non credo si possa parlare dell’arte di Donizetti senza sottolineare il rapporto di devozione assoluta tra l’artista e la sua modella. Mi ha divertito scoprire Mario illustrare i suoi preziosi disegni a matita, quasi tutti ritratti della moglie, e ascoltare come sottofondo il commento di Costanza che ricordava il momento e il perché di ogni opera.
Un tenero gioco che nasconde un legame indissolubile, una dolce ossessione che dà il senso più semplice e profondo dell’essere artista: possedere l’arte come vita e la vita come arte.